Le certificazioni oltre le certificazioni

di MARY PELLEGRINO Co-founder ICDQ Group

Nella competitività globale il mercato richiede di essere sempre più performanti, estendendo le proprie competenze e la conoscenza delle pressioni normative cogenti e imminenti, dettate non solo dalla transizione sostenibile, ma anche dal mutamento degli scenari economico, sociali, politici.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un boom delle certificazioni, che paradossalmente si sono intensificate nelle crisi economiche e in pandemia, quasi come a volersi dotare di nuovi sistemi di monitoraggio e di certezze, per distinguersi e rafforzare così il proprio valore sul mercato. Scelte non solo legate ad un vantaggio competitivo, ma guidate anche dall’etica, dalla volontà di un’interazione proficua fra le dimensioni ambientali, sociali, di governance.

Le norme sono diventate tantissime e ormai riguardano ogni sfera dell’organizzazione. Ciò richiede da un lato, ad ogni organismo di certificazione, la capacità di stare al passo con le evoluzioni normative e attua- tive, dall’altro la complessità non risiede più nel rilasciare quello che molti chiamano “il pezzo di carta” – concetto povero e fine a se stesso – ma di stare accanto a tutta l’organizzazione e farla crescere in consapevolezza, di guidarla verso le scelte più giuste non solo per l’azienda in sé, ma anche per il contesto in cui si inserisce.

Certificarsi per l’ambiente o ad esempio per la parità di genere ha un riflesso non solo sul mercato e sulla reputazione aziendale, ma in primis richiede di dotarsi di una nuova cultura sociale. Questi sono gli aspetti più importanti su cui ciascuna impresa che intenda certificarsi dovrebbe puntare.

Le certificazioni più richieste dalle aziende

Molte delle certificazioni oggi in vigore non sono obbligatorie, ma volontarie e questo pone l’azienda di fronte ad una scelta etica, strategica e valoriale. Fra le certificazioni più in voga, molti adottano la SA8000, riconosciuta a livello internazionale: aiuta le aziende a dimostrare il loro impegno verso la responsabilità sociale e la sostenibilità con un focus sul rispetto dei diritti dei lavoratori e delle condizioni di lavoro più adeguate. Presto, in Italia, verrà affiancata da un’altra certificazione, la PAS24000: una specifica valutazione pubblica (Publicly Available Specification) pubblicata da BSI (British Standards Institution) nel settembre 2022 che definisce i requisiti per lo sviluppo e l’implementazione di sistemi di gestione sociale nelle organizzazioni. Questa specifica si concentra su aspetti come i diritti umani, la sicurezza sul lavoro, la sostenibilità ambientale e l’etica aziendale. Si tratta di una certificazione sociale che valorizza l’aspetto etico del lavoro dalla retribuzione alla salute, al benessere del lavoratore. Oltre a queste, è ancora molto richiesta la certificazione ambientale ISO14001: un riconoscimento internazionale che attesta la capacità di un’organizzazione di gestire e migliorare le proprie prestazioni ambientali. È una norma ad adesione volontaria che fornisce un framework per sviluppare, implementare e mantenere un sistema di gestione ambientale (SGA) efficace.

Oltre alla SA800, all’imminente Pas 24000 e all’ISO140001 è molto attenzionata dalle imprese anche la certificazione per la parità di genere: un processo volontario che le aziende possono intraprendere per ottenere un attestato che riconosca l’impegno a promuovere l’equità di genere nei propri ambienti di lavoro. Questa certificazione, rilasciata da organismi accreditati Accredia e in base alla prassi UNI/PdR 125:2022, attesta che l’organizzazione ha adottato politiche e misure concrete per ridurre il divario di genere in diverse aree, come le opportunità di crescita, la parità salariale e la tutela della maternità. Molte imprese stanno ricorrendo alla PdR125 perché iniziano a comprendere il suo valore non solo a livello formale, ma anche sostanziale. Il valore della parità pur nella diversità.

Al di là dei requisiti delle certificazioni e degli indirizzi, bisogna partire dallo scopo, dalla strategia e dall’organizzazione aziendale. Costruire un mondo etico, partendo dal basso, quindi dall’impegno del singolo per poi ovviamente arrivare all’impegno di tutta l’organizzazione.

A volte si tende a banalizzare il ruolo della certificazione e dell’organismo che lo rilascia, quasi a percepirlo come un elemento che si inserisce nell’impresa per indagare o per valutare se tutto avviene nel modo corretto. In realtà, il percorso che nasce da una certificazione porta ad un miglioramento strutturale e ha valore aggiunto quando si integra nella volontà strategica dell’azienda. Genera innovazione e offre nuovi spunti per nuovi processi, pur nel sistema di vincoli in cui si muove l’impresa e dei trade off internazionali.

Non solo certificazioni, ma anche settori e ruoli più impattati

Il settore edile è per definizione il più impattato dalle certificazioni, ma negli ultimi anni è aumentata la domanda anche da parte di altri settori quali la logistica, il turismo soprattutto nella filiera della ricettività e MICE. L’accompagnamento alla certificazione richiede di interfacciarsi con più livelli aziendali. Fondamentale è attivare fin da subito un dialogo con i ruoli coinvolti in tutto il processo operativo e produttivo, ma non solo. Nella certificazione di parità di genere è importante coinvolgere anche i ruoli amministrativi, della gestione delle risorse umane e, laddove presenti, le funzioni legali. La governance è un punto chiave, a patto che sia sempre coinvolta. Spesso si assiste a governance che delegano e non fanno tesoro e valore aggiunto delle certificazioni acquisite.

Imprese giovani e imprese storiche – approcci e gestioni differenti

Per funzionare al meglio un percorso di certificazione richiede di adottare un approccio il più possibile trasversale. Si innesta con maggior facilità nelle organizzazioni più moderne che adottano modelli gestionali agili e che spesso approcciano la certificazione, non solo come risultato da conseguire, ma fin da subito come potenziatore di un posizionamento distintivo che è già parte del loro DNA. Nelle imprese più storiche il percorso è più complesso. C’è una bella differenza fra il certificarsi facendo il “compitino”, come spesso capita per le gare d’appalto, e adottarne il valore strategico e di innovazione a tutti i livelli dell’azienda. Nelle imprese che ne fanno un percorso profondo nascono anche delle iniziative di sensibilizzazione, formazione, progettualità specifiche che accompagnano tutta la popolazione aziendale. Comunicare bene il percorso è un punto chiave. Le imprese più giovani e moderne lo hanno ben chiaro, le imprese più storiche, invece, sono restie a comunicarlo.

L’evoluzione delle certificazioni nei prossimi tre anni 

Non bisogna mai dimenticare di essere persone al servizio delle persone, di studiare per tutta la vita, impegnandosi sempre, consolidando il valore del fare rete e della coesione sociale. Oltre vent’anni di ICDQ Group ci hanno insegnato questo, nell’avvicendarsi di diversi momenti storici. Lo scenario macroeconomico e geopolitico non consente più una grande capacità predittiva, ma stiamo assistendo ad una maggior attenzione delle imprese alla dimensione sociale e crediamo che la PAS24000 sarà di grande interesse. Al di là della certificazione in sé, come imprenditori e cittadini, siamo convinti che serva una profonda trasformazione sociale e che solo così si riesca a raggiungere quella trasformazione etica e culturale che ci consentirà di abitare il mondo nel presente e nel futuro.

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